Sei vittima di violenza, dal primo momento sarai accolta, ascolta e accompagnata dalla figura dell'Assistente Sociale, che ti aiuterà a definire la situazione e ad iniziare un percorso di rinascita e indipendenza.
I momenti iniziali della presa in carico della donna vittima di violenza, all'interno del Centro Anti Violenza sono fondamentali, perché è lì che si costituisce la base per il futuro sviluppo di qualsiasi intervento. Il primo incontro è cruciale soprattutto sotto il profilo della comunicazione empatica e della costruzione del rapporto di fiducia operatore sociale-donna.
E’ un momento propizio a consentire l’apertura della vittima, per cui il primo passo da fare è offrire piena disponibilità all’ascolto e soprattutto lo spazio non giudicante e sufficientemente aperto alla condivisione empatica del vissuto carico di dolore e sofferenza. E’ uno spazio nuovo per la vittima, che il più delle volte si lascia alle spalle un passato più o meno sommerso di violenze taciute e mai esternate, ma appunto per questo fortemente interiorizzate (esteriorizzazione della violenza).
Ho conseguito la laurea in Sociologia v.o. nel 2004 presso l’Università LA SAPIENZA di Roma e nel 2020 ho conseguito la laurea triennale in Servizio Sociale presso l’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI E DEL LAZIO MERIDIONALE di Cassino . Sono iscritta all’albo B degli Assistenti Sociali della Regione Lazio.
Mi occupo di progettazione nel sociale, sono una docente di Sociologia nei Corsi di qualificazione OSS.
Dal 2006 sono la Presidente e Legale Rappresentante della APS CALCUTTA , associazione di promozione sociale che eroga servizi socio sanitari.
Sono la Responsabile del Centro Anti Violenza Fammi Rinascere, mi occupo di dare accoglienza ed assistenza alle donne vittime di violenza mediante colloqui telefonici ed in presenza; gestisco la presa in carico delle stesse e mi occupo della stesura e supervisione dei PAI delle utenti del CAV
L'apertura alla condivisione della violenza con una persona estranea deve rimanere una scelta determinata dalla vittima, nel momento in cui si sentirà pronta ad affrontare questo passo, senza forzature e con i suoi tempi.
Per iniziare insieme un percorso corretto e con le giuste finalità, bisogna innanzi tutto rispettare questo spazio e questo tempo, fino a quando la vittima non si sentirà al sicuro e pronta a raccontare, rivivere e affrontare il suo vissuto per iniziare un percorso di rinascita. La prima e più importante cosa è, quindi, l'ascolto. La cosa indispensabile è che la donna riesca a prendere consapevolezza del fatto che, nonostante l'esperienza di violenza, maltrattamenti e stalking, la sua vita non è finita, può riprenderla in mano e riorganizzarla ed essere di nuovo libera e felice.
Subito dopo l’ascolto occorre fornire alla donna le informazioni sulle risorse disponibili, sulle possibili azioni a sua tutela, sui rischi per sé e per i figli.
La figura dell'Assistente Sociale offre risposta ai bisogni della donna vittima di violenza:
• bisogno di ascolto
• bisogno di accompagnamento nella vita, perché l'esperienza di violenza è disorientante
• rispetto dei tempi personali
• Bisogno di recupero della propria autonomia e indipendenza, cura delle vulnerabilità relazionali, sociali e familiari.
Il tempo è la variabile più delicata del percorso, che spesso si evolve a fasi alterne, aperture, nuove chiusure, ripensamenti e slanci. L’atteggiamento professionale deve quindi essere:
• partecipativo ed empatico
• rassicurante, così da permettere alla donna di considerare l’assistente sociale un punto di riferimento stabile.
Per questo è fondamentale informare l'utente circa la garanzia della riservatezza entro i limiti previsti dalla legge, la procedibilità d’ufficio nei casi di violenza di particolare gravità, l’importanza dell’acquisizione di referti medici e l’indirizzo alle risorse di aiuto, quali i centri e i servizi presenti sul territorio.
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